Secondo la bioarchitettura, la disciplina che coniuga l’arredamento alle esigenze del benessere psicofisico, per un buon sonno ci vogliono:
• un ambiente il più possibile tranquillo, isolato dal rumore, non troppo caldo (ideali 18-19 gradi), né con aria troppo secca;
• se si soffre di allergie è consigliabile mettere a contatto con la pelle solo fibre naturali come il cotone. Per chi invece ha problemi respiratori meglio federe antiacari;
• reti a doghe di legno che si adattano alla naturale curvatura della colonna vertebrale;
• i materassi non devono essere né troppo rigidi né troppo morbidi. Bene quelli in lattice;
• la testata del letto va orientata verso Nord. In questa posizione è stato dimostrato che la profondità del sonno è maggiore e la pressione sanguigna più equilibrata;
• no al fumo. Piante e fiori vanno tenuti lontano da chi dorme;
• da bandire dalla camera degli allergici gli animali domestici;
• evitate il più possibile in camera radiosveglie, televisori, computer: l’organismo fa da vero e proprio accumulatore;
• guanciali né troppo sottili né troppo voluminosi. Ideali quelli antiallergie;
• tenere ben puliti moquette (ove ci sia) e tappeti : sono ricettacolo di acari. Lavate di frequente lenzuola e coperte almeno a 60 gradi e così i tendaggi, meglio se leggeri.
Bioarchitettura: cos’è?
La bioarchitettura è un insieme di discipline architettoniche che includono atteggiamenti ecologicamente corretti nei confronti degli ecosistemi. In una visione caratterizzata dal più ampio uso interdisciplinare e frugale delle risorse, l’architettura biologica tende a integrare le attività umane con i fenomeni ambientali e naturali esistenti per migliorare la qualità della vita attuale e futura.
La bioarchitettura, pratica edilizia che rispetta i principi della sostenibilità e mira a costruire un rapporto equilibrato tra l’ambiente e l’ambiente costruito, soddisfa i bisogni della generazione presente senza compromettere i bisogni del futuro attraverso un consumo sconsiderato di risorse. Generazione.
La bioarchitettura prevalente in Italia negli anni ’90, dovuta principalmente ai pensieri e alle azioni di Hugo Sasso, ha chiare radici culturali nell’architettura organica. Questo è quasi l’opposto delle tendenze razionaliste, stabilite grazie ai trattati e alle conquiste di Frank Lloyd Wright, Hans Scharoun e Alvar Aalto. Dall’Italia con il supporto attivo di Bruno Zevi.
Riduzione dei consumi energetici
Una “casa passiva” è definita come una casa non volatile che non consuma energia. La casa passiva ha un impatto ambientale zero in quanto non consuma energia per il riscaldamento degli ambienti considerando solo la fase di utilizzo dell’edificio. La casa passiva è un sistema di riscaldamento che può essere utilizzato all’esterno (solare), agli elettrodomestici, e all’energia prodotta all’interno dalle persone che la convivono attraverso un’attenta progettazione attraverso un elevato isolamento e l’eliminazione dei ponti termici.
Tale soluzione è molto costosa e conveniente nei climi rigidi dell’Europa e alle nostre latitudini abbiamo bisogno di una soluzione progettuale che consideri anche il raffreddamento necessario. Gli edifici possono utilizzare fonti di energia rinnovabile. Per il riscaldamento possono essere utilizzati pannelli solari (o collettori solari), sistemi a biomasse o geotermia a bassa entalpia. I pannelli solari possono essere utilizzati per generare elettricità e l’energia eolica può essere utilizzata in mini o micro parchi eolici e in piccole centrali idroelettriche se c’è un flusso del giusto carattere.
Queste tecnologie possono aiutare a ridurre le emissioni di CO2 e altri gas inquinanti nell’atmosfera.
Principi di bioarchitettura
Nato a Bolzano, in Italia, nel 1987 e primo studio risalente agli anni ’70, Bioarchitettura è un approccio innovativo all’edilizia e alla pianificazione urbana. Un prerequisito per questo nuovo approccio è valutare l’impatto ambientale del modello edilizio. È un modello aggressivo con un effetto dannoso nel tempo.
Spesso si pensa erroneamente che la bioarchitettura si occupi solo della sostenibilità ambientale dei nuovi edifici. Ma il principio più importante è il perfetto equilibrio tra persone, edifici e ambiente.
Da un punto di vista tecnico, la bioarchitettura offre un approccio nuovo e costruttivo per raggiungere la massima efficienza energetica e ridurre l’impatto ambientale di una casa. Su questo tema ANAB, Associazione Nazionale per la Biologia dell’Edilizia e l’Ambiente, ha tradotto i 25 Principi di Costruzione Sana proposti dall’Istituto Tedesco IBN, Institute for Building Biology + Sustainability.
Sono state individuate cinque macroregioni principali di interventi sulla bioedilizia. clima interno;
– clima interno;
– materiali edili e interni;
– forma degli ambienti e architettura;
– ambiente, energia e acqua;
– spazi di vita eco-sociali.
Ogni area elenca le aree per le quali vale la pena lottare nell’edilizia ecologica, dalla scelta di sistemi di riscaldamento e raffreddamento più efficienti all’utilizzo di materiali naturali. Dall’aumento dell’isolamento all’utilizzo di energia rinnovabile. Certo, è difficile adattare un edificio a tutti e 25 i requisiti, ma è possibile identificare le principali carenze e avviare miglioramenti parziali.
Bioarchitettura tutto ciò che c’è da sapere
Ove possibile, dovrebbero essere selezionati materiali idonei disponibili localmente a basso impatto ambientale, come legno, sughero, fibra di cocco e fibra cellulosica. Devono inoltre essere sviluppate soluzioni per migliorare l’efficienza energetica e ottimizzare l’uso delle risorse, come i sistemi solari, i sistemi di riscaldamento radiante e il riutilizzo dell’acqua.
L’odierna crisi climatica attira maggiormente l’attenzione sul rapporto tra il settore immobiliare e l’ambiente. Pensarci sta diventando sempre più parte delle decisioni di investimento. Un recente studio in “Climate Risks and Opportunities for Real Estate” di McKinsey ha rilevato che il settore immobiliare è al centro degli sforzi di mitigazione del cambiamento climatico globale, poiché genera circa il 39% delle emissioni globali.
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